VI meeting toscano

Il sottotitolo chiama “Le Inglesi al mare…”, il primo dei due raduni on the sea che il calendario MGCCI ci riserva per la primavera 2008: questo sul Tirreno con l’altro a seguire tra un mese, la classicissima di Gabicce Mare.
Come rinunciarvi, collocato com’è nel lungo week end della Liberazione? Liberty is a MG attitude.
Le macchine iscritte sono 42: se la parte del leone la fanno come sempre le “A” e “B”, le “wings” sono sorprendentemente numerose; in più gradite ospiti, due Austin Healey e una Morgan che in Toscana ci segue ormai da anni.

A Pisa piazza del Vescovado si raggiunge superando due varchi, quello nelle mura duecentesche di Porta San Ranierino e l’incastellatura sormontata dalla telecamera che rende off-limits l’area del Campo dei Miracoli. Le MG sono schierate all’ombra del palazzo, davanti a noi si apre lo slargo che fa da quinta alla vista del Campo. Colpiscono due cose immediatamente, per noi che veniamo dal nord: la luce tersa e il sole quasi estivo che ci fa assaporare la nuova stagione; poi giù in fondo la folla da derby calcistico brulicante nella piazza. Beh. La Torre pendente che è subito alla nostra destra, con le imbracature in alto sugli ultimi giri di colonne sembra un atleta convalescente, di quelli che vanno in giro con tutori a gomiti e ginocchia. Come il Gualtiero che al Winter si reggeva sulla gruccia e qui non ce l’ha, ma continua ad andare in giro energico zompettan-zompettando.
La Torre può essere vissuta da qualcuno come uno scontatissimo deja vu, la bottiglia mezza vuota del raduno. Invece no. La bottiglia pisana è ben piena di un vino sapido e fruttato. Cominciando proprio da quella Torre a sghimbescio che è quanto di più vicino alla biblica torre di Babele.
Sia perché i Pisani al culmine della loro potenza decisero d’erigere una torre che sfidasse il Cielo, ma si trovarono a subire l’affronto delle potenze del sottosuolo che tendono a risucchiarne le fondazioni verso il profondo: si sa che i dàimones infernali sono i migliori alleati del Padreterno nella sempiterna opera di redenzione dei vizi umani.
Sia perché, come a Babele, sul prato e nell’area monumentale si moltiplicano e si confondono una moltitudine di linguaggi, e anche d’interessi, culturali e commerciali.
Qualcuno, postosi col naso all’insù, avrà notato che la cupola del Duomo, sormontata da una sorta di berretto frigio, simile al copricapo dei dogi veneti, poggia su un tamburo ottagonale, il ché comporta un sacco di implicazioni simboliche che sarebbe stato opportuno approfondire. Ma davanti alla porta del duomo guardie giurate regolano l’accesso, rigorosamente consentito solo con biglietto che si viene invitati a procurarsi presso il Museo delle Sinopie sul lato opposto del Campo: qui la fila è doppia. Meglio la scelta di buttarsi tra le viuzze che conducono ai Lungarni, per cogliere la vita di tutti i giorni, di una città di 80.000 abitanti e 50.000 studenti universitari. I Lungarni poi, con le residenze aristocratiche che si specchiano nel fiume, evocano la comunanza storica tra Pisa a Venezia. Cercare indi di raggiungere Piazza dei Cavalieri, su cui s’affacciano la Normale e il Palazzo dell’Orologio la cui facciata porta ancora visibili alcune parti dell’impianto architettonico della Torre della Muta in cui fu rinchiuso il Conte Ugolino, condannato a morirvi di fame dall’arcivescovo Ruggeri, perché traditore della patria e del partito.

La bocca sollevò dal fiero pasto
quel peccator , forbendola a’ capelli
del capo ch’elli avea di retro guasto.
[Inferno - Canto XXXIII (vv. 1 - 3)]

La bocca sollevò da quel pasto bestiale
quel peccatore, pulendola nei capelli
della testa ch’egli da dietro stava rodendo.
Bram Stoker e il suo Dracula o il mito romantico dell’horror non sono che pallide imitazioni!
La Torre è detta della Muta, perché i colombi viaggiatori, che erano l’e-mail del tempo, anzi la bio-post, vi mutavano il piumaggio. Ogni riferimento al proposito di rinchiudervi la moglie, perché si cheti, è puro frutto del nostro immaginario.
Di buon passo si torna al Vescovado, perché alle 12.30 in punto è fissata la partenza per San Rossore, e il corteo delle MG che attraversa Piazza dei Miracoli fende due ali di folla.
Appena fuori città, imbocchiamo un vialone dritto, che ci porta dritto in mezzo alla macchia mediterranea. La Tenuta Presidenziale si presenta con la sua storia e con le cifre. Già riserva di caccia dei Savoia, divenuta nel dopoguerra residenza dei Presidenti della Repubblica, è stata ceduta e data in gestione alla Regione Toscana per finalità naturalistiche e turistiche. La Tenuta, in senso stretto è di 5.000 ettari, delimitata dalle foci del Serchio a nord e dell’Arno a sud, ma l’area complessiva del parco, che a nord comprende la Macchia Lucchese e la Tenuta di Migliarino, San Rossore al centro e la Tenuta di Tombolo a meridione, misura complessivamente 25.000 ettari, praticamente tutta la macchia costituita da boschi e aree prative, zone umide, palustri e corsi d’acqua, che va dal porto di Viareggio a quello di Livorno, inclusa la base NATO di Camp Derby.
Tra gruppi di cavalieri che percorrono i sentieri che fiancheggiano la strada d’accesso, andiamo a parcheggiare sotto i pini accanto al casale della Sterpaia dove ci viene servito un ricco menù che è un mix di toni rustici e raffinati; certamente indimenticabili le pappardelle al ragù di cinghiale, una valida introduzione ai profumi e sapori del parco che andremo a degustare subito dopo il pranzo a bordo di quattro jumbo – carrozze con divanetti per una ventina di passeggeri, trainate da pariglie di cavalli da tiro, tranne l’ultima carrozza perché viene portato fuori dalle scuderie un pezzo di quadrupede che fa per due.
C’infiliamo nella macchia, i quattro carri in fila, ammirando tutto quanto più sopra elencato, cercando di cuccare tutto quanto di animato si muove in aria, tra le canne palustri o nel folto. Ci dicono che si è instaurata una sana simbiosi tra interventi mirati e spontaneità della natura. Ce lo dice il direttore del parco, quando ci apre con la chiave l’ampia area delimitata dello chalet presidenziale, tra prati tosati, cespugli e aiuole ben curate. Il direttore ci riceve sotto le architetture lignee funzionali dello chalet fatto costruire nel 1957 dal Presidente Gronchi, un quadrilatero su palafitte ramificate in acciaio, costituito da quattro ali, una delle quali è stato ultimamente il buen retiro di Tony Blair e famiglia. Dolce vita in senso pieno e non solo cinema, fu invece quella di Gronchi, che di frequente sentiva il bisogno di evadere dalla pesantezza delle funzioni istituzionali per venire qui a rilassarsi in compagnia di alcune tra le attrici che costituivano il miglior corpo di Cinecittà. Precedente malandrino che incoraggiò la decisione del presidente Scalfaro, devoto della Beata Vergine, di svincolare tenuta e chalet dalle incombenze del Quirinale a favore della Regione Toscana, perché le masse popolari potessero godere delle amenità del Parco. Dolce la vita anche per il lupo che si è infilato da qualche tempo nei confini del Parco; avvistato, ma non preso. Almeno per ora. Perché un insediamento ad alta densità antropica non è per lui…
Da San Rossore a Tirrenia non è poi così agile arrivare, all’ombra dei pini e lungo i viali, trafficatissimi del sabato, se poi ci si mette il pullman del Milan sotto scorta diretto a Livorno a transitare a tutta velocità al centro della carreggiata tra le auto fatte scansare…
Siamo ospiti dell’Hotel Golf, immerso nel verde della pineta tirrenica.
Alla cena di gala, abbiamo ospiti importanti, il capitano di fregata Davide Volpe, presidente di Tuttovela e il capitano di corvetta Luca Anconelli, addetto stampa dell’Accademia.
E un po’ per festeggiare Gino Turchi, docente al CNR pisano e cugino del Gualtiero, e la moglie Giuliana, che in questi giorni fanno i quaranta di matrimonio e che hanno il merito di averci procurato i contatti giusti a Pisa e Livorno, un po’ per fare onore agli ufficiali di Marina e alla loro cortesia, il nostro Presidente tira fuori il foglietto e comincia a declamare i primi versi di una delle più belle poesie di Walt Whitman, mentre Gualtiero arriva con uno splendido bouquet di fiori per gli sposi rinfrescati.
O almeno - mi pare di ricordare - le cose siano andate così, parole asciutte e schiette:


Oh Capitano! Mio Capitano!
il nostro duro viaggio è finito,
la nave ha scapolato ogni tempesta,
il premio che cercavamo ottenuto, il porto è vicino,
O CAPTAIN! my Captain! our fearful trip is done;  The ship has weather’d every rack, the prize we sought is won; the port is near,

Domenica: è il giorno dell’Accademia Navale e di Tuttovela.
Ed è anche tempo di tracciare un bilancio.
Le MG che attraversano il Campo dei Miracoli tra due ali di persone attratte dallo spettacolo nello spettacolo: una cosa che resterà negli occhi e nel cuore, perché solo per due eventi autostorici è stata concessa la Piazza, la Millemiglia e l’MG Meeting Toscano. Un ringraziamento per il nullaosta alla Presidenza dell’Opera Primaziale, che per noi ha fatto il miracolo. Così come il cancello aperto per noi nell’area più esclusiva di San Rossore e il Direttore del Parco ad accoglierci sono opera di Giuliana, già al demanio.
Ed sempre Gino e signora ci hanno consentito di essere qui, schierati con le nostre MG davanti all’ingresso principale dell’Accademia Navale. Iniziamo con il servizio fotografico a cura del’Ufficio Stampa della Marina. Noi ospitiamo una selezione di cadetti accanto alle nostre beneamate, loro poi ci faranno da guida nel grande cortile dove campeggia alle nostre spalle il motto PATRIA E ONORE.
L'Accademia Navale fu inaugurata nel 1881 e inizialmente occupò la sola area del Lazzaretto di San Jacopo. Questa prestigiosa scuola di marineria nacque, su iniziativa dell'allora Ministro della Marina, l'ammiraglio Benedetto Brin, dall'unione della Regia Scuola di Marina del Regno di Sardegna, con sede a Genova, e di quella borbonica, con sede a Napoli, a seguito dell'istituzione della Regia Marina.
Fu completamente rasa al suolo dai Tedeschi nel corso della Seconda Guerra Mondiale e ricostruita nel dopoguerra con le medesime fattezze. Nella corte interna, verso il mare, è collocato il brigantino interrato, un tre alberi che serve come prima palestra di vela agli allievi del primo anno, che poi saliranno per la crociera estiva sulla Vespucci.
Non mi dilungherò su dettagli che sono abbastanza noti. Due constatazioni però meritano un approfondimento. La serietà che si respira in questi ragazzi e ragazze, ventenni, che hanno ricevuto, come un carattere indelebile, impresso nel DNA, uno stile di vita che si tradurrà nell’assolvimento dei compiti e delle responsabilità che verranno loro affidati. Una volta tanto in una istituzione italiana, si prova la sensazione di essere in buone mani. Uno stile che è sia eleganza formale, sia un tratto mentale e comportamentale, che parte sì da una scelta di vita, ma che si acquisisce con fatica ogni giorno, con lo studio e la pratica fisica. Ho chiesto loro com’è scandita la loro giornata: sveglia alle 6.15, subito 1 ora di studio poi le lezioni in aula, pomeriggio attività fisica, quindi dalle 17 alle 19.30 di nuovo studio. Fate i conti, sono 12 ore effettive giornaliere. Per la prima volta ho riascoltato in una scuola italiana la parola magica SELEZIONE, che fa parte di quella perennità di valori acquisita come un abito. Ben lungi dai comportamenti e dagli atteggiamenti del fighettismo modaiolo che caratterizza gran parte dei giovani d’oggi. La seconda constatazione è il senso religioso di questi giovani, anche questo hanno voluto farci apprendere, quando, dopo il brigantino, ci hanno portato a visitare la cappella che si trova nell’ala sinistra del’Accademia. Religiosità verso i Caduti della Marina e verso le azioni di marineria e di guerra da loro compiute, scolpite sulle molte lapidi che ricoprono le pereti della cappella. La Marina e con essa questi giovani sono un corpo e un’anima unica, immutabile, che si prolunga nel tempo attraverso le nuove generazioni d’ufficiali.
Ne ritroveremo altri, di questi giovani, al Porto Mediceo di Livorno, imbarcati sui velieri della Marina, intenti a lustrare con unto di gomito tutto ciò che a bordo deve apparire impeccabile. Noi entriamo nella magica area di TUTTOVELA che ospiterà dal prossimo martedì le regate del 25° TROFEO DELL’ACCADEMIA NAVALE e parcheggiamo le macchine sul molo accanto alla corvetta Palinuro, che è affiancata dai due yacht da regata Orsa Maggiore e Stella Polare.
Libera visita tra gli stand, poi alle 14 pranzo (ottima cucina di pesce) sotto i padiglioni del ristorante del Villaggio. È qui, gradito ospite, il responsabile dell’allestimento di Villaggio e stands, sig. Marchiò. O siamo noi ospiti suoi? Resta il fatto che ancora una volta possiamo toccare con mano quante autorità sono state coinvolte e quante porte aperte dal Gualtiero e dai suoi complici, per far sì che MGCCI potesse fregiarsi di questo evento unico.

Cinquant'anni di attività

 50ottagonale SCRITTE in RILIEVOMG Car Club d’Italia - Registro Italiano MG è un club nazionale monomarca che riunisce gli appassionati dello storico marchio inglese, con semplicità e in un’atmosfera di cordialità e amicizia. Un collante che gli ha permesso di diffondersi su tutto il territorio nazionale. 
Attraverso i Centri Regionali il Club riesce ad essere vicino a tutti i suoi soci, garantendo loro il massimo dell’assistenza. Dispone di una biblioteca specializzata e della documentazione completa sulla produzione MG, dalla quale è possibile attingere ogni tipo di informazione legata al marchio. 
Fondato a Roma nella primavera del 1973 su mandato di MG Car Club Ltd di Abingdon (fondato a sua volta nel lontano 12 ottobre 1930, nella stessa fabbrica MG) ha iniziato da subito un’intensa attività, da quel momento mai più interrotta. Nel 1990, in seno al club, è stato costituito il Registro Italiano MG.

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento).
Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.