MG in Emila Romagna - novembre 2009

Fra le fronde dei cipressi, in lontananza si intravede una striscia di mare. Per essere una giornata di fine novembre, non fa freddo, anzi quando a tratti il sole trapassa le nuvole, è piacevole starsene all’aperto ad ammirare il paesaggio sottostante. Sembra lontanissimo, in realtà ci son voluti dieci minuti per arrivare fin quassù, ma sembra lo stesso di essere saliti in capo al mondo.


Ho ancora negli occhi le immagini dell’esposizione appena lasciata; parte della mattinata l’abbiamo trascorsa all’insegna dell’arte visitando “Da Rembrandt a Gauguin a Picasso” L’incanto della pittura presso Castel Sismondo a Rimini, capolavori provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston, alcune delle cui opere  sono state qui temporaneamente traslocate, altrimenti godibili solo oltreoceano. Fa uno strano effetto trovarsi di fronte a certi capolavori in una dimensione così intima, senza nessuna transenna, nessuna barriera che li mantenga a distanza. Si potrebbe allungare una mano e toccarli, ma ci si accontenta di stargli vicino in religioso raccoglimento, quasi trattenendo il fiato per tentare di trattenere le vibrazioni che quelle tele imprimono; sembra di percepire in qualche modo il respiro dell’artista che con i tratti del pennello ha trasmesso sulla tela la sua essenza, ed è una sensazione che porta in un’altra dimensione. I grumi di colore indurendo sono diventati materia universale. Ma il tempo nel nostro presente è una dimensione cui non si può sottrarsi, al pranzo nemmeno, forse per il fatto che la location così com’è stata prospettata induce alla curiosità mi vien da pensare. Ma so che il motivo è di tutt’altro genere.
L’ambiente è austero come si conviene a un luogo di culto che custodisce Sacre Reliquie. Si è portati ad osservare un doveroso rispetto, non fosse che qualcuno a dispetto delle regole, con buona pace di chi non vede di buon occhio che al sacro si interponga il profano, ha pensato che fosse l’ambiente ideale per ritrovarsi a passare qualche ora insieme mangiando un boccone e scambiarsi gli auguri per le prossime festività. Nulla di strano si potrebbe dire, dal momento che fin dall’antichità le chiese sono luoghi di incontro dove si prega e si consuma cibo per l’anima. Un po’ strano lo è, se queste prerogative vengono messe in second’ordine e il cibo più che appagare l’anima, soddisfa gli occhi e il palato di coloro che sono saliti a questo eremo di tranquillità con scopi tutt’altro che spirituali. Anche questo è un segno dei tempi.
Stà di fatto che il NOSRE (Nucleo Organizzativo Storico/Romagnolo Emmegista) supportato dallo SDORE (Simpatizzanti Donne Organizzatrici Riconoscenti Emmegiste) composto dagli infaticabili Fausto, Franco e Gianni, capitanato dal nostro beneamato segretario nonché amico Pier Paolo (proposti rigorosamente in ordine alfabetico), ne hanno escogitata un’altra delle loro, estraendo da un inesauribile cilindro magico un appuntamento che per originalità sarà difficile eguagliare. Di questo comunque non possiamo esserne certi, dal momento che nessuno come loro è capace di smentire tali persuasioni. Innanzi tutto mi è stato spiegato che per la buona riuscita dell’evento è stato necessario ingaggiare un gruppo che della tradizione culinaria di quelle terre, ne ha fatto un segno distintivo altrettanto inconsueto. Marinai per tradizione, pescatori per professione, nonché caterers per arrotondamento, questo manipolo di gente di mare ha messo in atto quanto di più semplice ma al tempo stesso più prelibato possa esistere in fatto di cucina del territorio, il quale essendo tendenzialmente proiettato verso quello che è il loro elemento naturale, non poteva essere altrimenti ciò che in esso è contenuto. Alici, acciughe, sarde, sardoni, nonché canocchie, moletti, mazzole, calamari e mazzancolle… marinati, infarinati, impanati, perfettamente allineati per ordine di grandezza, premurosamente curati, abilmente maneggiati, sapientemente rosolati con amorevole cura e pazienza, per la gioia di chi, conoscendone gli antefatti, aveva deciso che il pranzo degli auguri era un appuntamento da non perdere, al pari se non più di un raduno tradizionale organizzato dal gruppo dei romagnoli.
Il tutto, dopo essere passato a fuoco lento sulle graticole, ha infine attraversato i lunghi corridoi che separavano l’occasionale cucina da campo approntata su una terrazza all’aperto, dal cenacolo dove aspettava una ressa di commensali rumorosi e impazienti. Secoli di silenziosa austerità, sono stati infranti da un vociare convinto ed insistente che nemmeno le innumerevoli prelibate portate di pesce alla griglia sopraggiungenti a ritmo continuo per mano dei nostri infaticabili anfitrioni, sono riuscite a zittire; il ché la dice lunga sullo spirito di convivialità dell’evento. Ma se l’incarico per una volta ha fatto rinunziare ai padroni di casa la tradizionale verve che di norma li contraddistingue negli incontri di carattere più consueto, altrettanto non si può dire per l’impegno profuso alla buona riuscita dell’ultimo evento 2009 dedicato una volta l’anno non alle vetture, ma ai gentlemen drivers e alle relative accompagnatrici. Nessuno di loro si è risparmiato, sciroppandosi ognuno l’onere di servire le insaziabili tavolate dall’appetito robusto, dall’aperitivo al dolce, sacrificandosi (è un modo di dire) per la collettività emmegista proveniente da ogni dove.
Verso il tardo pomeriggio, sazi, paghi per aver rivisto cari amici, rabboniti dal non più di tanto elaborato processo digestivo in corso, quando le distanze hanno suggerito a quanti dovevano affrontare lunghi viaggi, di rimettersi in cammino, è tornata la calma in quei luoghi di preghiera. Smessi per una volta i panni di allegro ricreatorio, il cenacolo ha ripreso il suo aspetto di severa essenzialità
Dopo un doveroso riordino di quanto gentilmente concesso, gli ultimi minuti sono caratterizzati da un benefico silenzio, intriso di una dolce nenia d’organo proveniente dall’attigua chiesa gremita di fedeli per la Messa Vespertina. Il tempo dell’allegria è scaduto e il luogo giustamente si è riappropriato della propria consueta sacralità.
Rimaniamo ancora un po’ a parlare di come si è svolta la giornata appena conclusa. Per chi ha profuso tanto impegno, la ricompensa è la sincera gratitudine di quanti hanno partecipato allo stare insieme, uniti dalla stessa passione, in attesa che venga nuovamente il tempo di liberare dalla polvere le nostre MG, accendere i motori e scorazzare liberi e felici verso le nuove avventure che la stagione riproporrà.
Quando usciamo è scesa la sera, fa più freddo e sta cominciando a piovere. Non possiamo lamentarcene, viste le previsioni la giornata è stata clemente, permettendoci di svolgere interamente il programma prefissato.
Nel salutarci, un richiamo di campane si spande malinconico nell’aria. Respiro ancora una volta quest’aria di quiete e serenità che rinforza la stima e l’amicizia che contraddistingue il clima del nostro club, il quale più che al blasone delle vetture, predilige le persone.
Guardo verso il mare, ma non si vede più. Si percepisce un sentore amaro. Forse è la pioggia, forse l’inverno, non so.
 
 
Buone feste a tutti.
 

Roberto Paolin


Cinquant'anni di attività

 50ottagonale SCRITTE in RILIEVOMG Car Club d’Italia - Registro Italiano MG è un club nazionale monomarca che riunisce gli appassionati dello storico marchio inglese, con semplicità e in un’atmosfera di cordialità e amicizia. Un collante che gli ha permesso di diffondersi su tutto il territorio nazionale. 
Attraverso i Centri Regionali il Club riesce ad essere vicino a tutti i suoi soci, garantendo loro il massimo dell’assistenza. Dispone di una biblioteca specializzata e della documentazione completa sulla produzione MG, dalla quale è possibile attingere ogni tipo di informazione legata al marchio. 
Fondato a Roma nella primavera del 1973 su mandato di MG Car Club Ltd di Abingdon (fondato a sua volta nel lontano 12 ottobre 1930, nella stessa fabbrica MG) ha iniziato da subito un’intensa attività, da quel momento mai più interrotta. Nel 1990, in seno al club, è stato costituito il Registro Italiano MG.

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